10 errori comuni nella gestione di un progetto: come evitarli nel 2025

Oct 23 / Management Academy
Gestire un progetto non è mai semplice: richiede pianificazione, coordinamento e capacità di adattamento. Anche i project manager più esperti possono commettere errori che compromettono la riuscita di un’iniziativa. Conoscere in anticipo i principali errori di project management è fondamentale per evitarli e aumentare le probabilità di successo.

Nel 2025, con la crescente complessità dei progetti digitali, infrastrutturali e internazionali, saper riconoscere gli errori comuni nella gestione di un progetto è un requisito indispensabile per ogni project manager.

Errore 1 – Pianificazione superficiale o assente

Uno degli errori più diffusi nella gestione di un progetto è avviare le attività senza una pianificazione chiara e strutturata. Troppo spesso si parte con entusiasmo e urgenza, senza dedicare il giusto tempo alla definizione di una roadmap dettagliata. Il risultato? Ritardi, aumento dei costi, spreco di risorse e soprattutto mancanza di direzione condivisa all’interno del team.

Perché una pianificazione superficiale è pericolosa

Senza un piano preciso:
  • i membri del team non sanno esattamente cosa fare e in quali tempi,
  • il budget rischia di sforare per mancanza di controlli,
  • eventuali imprevisti diventano difficili da gestire perché non esiste un piano alternativo,
  • il progetto perde coerenza e l’obiettivo finale diventa vago.

In pratica, un progetto senza pianificazione rischia di trasformarsi in una serie di attività scollegate, prive di priorità e di visione strategica.

Cosa deve includere una pianificazione solida

Una buona pianificazione non si limita a elencare le attività da svolgere, ma deve definire con precisione:
  • Tempi – una timeline realistica con scadenze per ogni fase del progetto.
  • Budget – stima dei costi, con margini per imprevisti.
  • Risorse – identificazione delle persone coinvolte e delle competenze necessarie.
  • Milestone – obiettivi intermedi da raggiungere, utili a monitorare i progressi.
  • Rischi – analisi dei possibili ostacoli e piani di mitigazione.

Strumenti utili per una pianificazione efficace

Per tradurre la pianificazione in un modello operativo, i project manager possono utilizzare strumenti consolidati:
  • WBS (Work Breakdown Structure): suddivide il progetto in pacchetti di lavoro più piccoli e gestibili, creando una visione gerarchica chiara delle attività.
  • Diagramma di Gantt: rappresenta visivamente la sequenza temporale delle attività, facilitando la gestione delle dipendenze tra task.
  • Software di project management come MS Project, Jira, Trello o Asana, che permettono di pianificare, monitorare e aggiornare il progetto in tempo reale.

Esempio pratico

Immaginiamo un’azienda che deve lanciare un nuovo sito web. Senza una pianificazione chiara, il team inizia a lavorare sulla grafica mentre i contenuti non sono ancora stati approvati, oppure sviluppa funzionalità che non erano prioritarie. Questo genera ritardi, costi aggiuntivi e insoddisfazione del cliente.

Con una pianificazione strutturata, invece, il project manager avrebbe definito in anticipo:
  • le milestone (es. prototipo, test, rilascio),
  • il budget per ogni fase,
  • le responsabilità dei membri del team,
  • i rischi (es. ritardi nella consegna dei contenuti) e le relative contromisure.

Errore 2 – Obiettivi poco chiari o non misurabili

Un altro degli errori più comuni nella gestione di un progetto è partire senza aver definito obiettivi chiari. Spesso si procede con un’idea generale (“migliorare il servizio”, “ridurre i costi”, “innovare il prodotto”) senza specificare cosa significhi concretamente raggiungere quel risultato.

Il problema è che un obiettivo troppo vago porta inevitabilmente a:
  • confusione nel team, che non sa con precisione cosa si aspetta il project manager;
  • disallineamento con gli stakeholder, che potrebbero avere aspettative diverse;
  • difficoltà di valutazione, perché non esistono parametri chiari per capire se il progetto sta andando nella direzione giusta.

Perché servono obiettivi SMART

Per evitare questi problemi, gli obiettivi di un progetto devono essere SMART:
  • Specifici → devono descrivere chiaramente cosa si vuole ottenere.
  • Misurabili → devono prevedere indicatori e metriche che consentano di valutare i progressi.
  • Accessibili → devono essere realistici e raggiungibili con le risorse disponibili.
  • Realistici → non devono essere troppo ambiziosi o fuori dalla portata dell’organizzazione.
  • Temporizzati → devono avere scadenze precise, evitando obiettivi “infiniti” senza un termine chiaro.

Esempio pratico: obiettivo vago vs obiettivo SMART

  • Obiettivo vago: “Aumentare la soddisfazione dei clienti”.
  • Obiettivo SMART: “Aumentare del 10% il punteggio medio di soddisfazione clienti nei sondaggi trimestrali entro dicembre 2025”.

Nel secondo caso, l’obiettivo è:
  • Specifico (migliorare la soddisfazione clienti),
  • Misurabile (incremento del 10% in un sondaggio),
  • Accessibile e realistico (un miglioramento del 10% è raggiungibile),
  • Temporizzato (entro dicembre 2025).

Come applicare gli obiettivi SMART in un progetto

Un project manager può rendere più concreti gli obiettivi attraverso:
  • KPI (Key Performance Indicators) → indicatori numerici che misurano i progressi.
  • Milestone → obiettivi intermedi che segnano i punti chiave del progetto.
  • Dashboard di monitoraggio → strumenti digitali che raccolgono dati in tempo reale.

Errore 3 – Scarsa comunicazione nel team

La comunicazione è uno degli aspetti più critici in un progetto e, al tempo stesso, uno degli errori più frequenti. Diversi studi – tra cui quelli del Project Management Institute (PMI) – dimostrano che la mancanza di comunicazione efficace è tra le principali cause di fallimento dei progetti.

Perché una comunicazione inefficace è pericolosa

  • Riunioni troppo rare o non strutturate portano i membri del team a lavorare in silos, senza sapere cosa fanno gli altri.
  • La mancanza di aggiornamenti costanti genera incertezza sugli avanzamenti e impedisce di individuare i problemi in tempo.
  • Le incomprensioni tra stakeholder e team portano a obiettivi diversi, con il rischio di produrre risultati non in linea con le aspettative.

In pratica, un progetto senza una comunicazione chiara e continua si espone a ritardi, conflitti interni e perdita di fiducia da parte del cliente.

Come un project manager può garantire una buona comunicazione

Un project manager efficace deve:
  1. Stabilire canali chiari e condivisi → scegliere strumenti digitali (Slack, Microsoft Teams, Asana, Trello) per garantire trasparenza e collaborazione.
  2. Organizzare riunioni periodiche → meeting brevi ma regolari (daily stand-up, weekly review) per aggiornare tutti sullo stato del progetto.
  3. Creare report condivisi → dashboard e documenti facilmente accessibili, che permettano di monitorare i progressi in tempo reale.
  4. Favorire la comunicazione bidirezionale → non solo aggiornamenti top-down, ma anche feedback continui dal team verso il project manager.

Esempio pratico

Immaginiamo un team che sviluppa un’app mobile:
  • Se il project manager non organizza incontri regolari, il reparto grafico potrebbe lavorare su design non compatibili con lo sviluppo software, generando ritardi e revisioni costose.
  • Con riunioni brevi giornaliere e una lavagna Kanban condivisa, invece, tutti i membri del team restano aggiornati, i problemi emergono subito e le correzioni vengono fatte in tempi rapidi.

Errore 4 – Gestione inadeguata delle risorse

Un altro errore comune nella gestione dei progetti riguarda la distribuzione non equilibrata delle risorse. Spesso alcuni membri del team vengono sovraccaricati di attività, lavorando ben oltre le loro capacità, mentre altri rimangono sottoutilizzati. Questa situazione porta a due conseguenze critiche:
  1. Burnout e calo di produttività per chi è troppo impegnato.
  2. Spreco di potenziale e inefficienza complessiva per chi ha meno carico di lavoro.

Perché la gestione sbilanciata è un problema

  • Riduce la motivazione: chi è sovraccarico perde entusiasmo, mentre chi è poco coinvolto si sente inutile.
  • Compromette la qualità: troppe attività su una sola persona aumentano gli errori e riducono l’attenzione ai dettagli.
  • Rallenta i tempi di consegna: il team non lavora in maniera armonica, generando colli di bottiglia.

Secondo una ricerca del PMI (Project Management Institute, 2023), una gestione inefficace delle risorse è tra le cause principali di ritardi e sforamenti di budget nei progetti complessi.

Come bilanciare le risorse in un progetto

Un project manager efficace deve:
  • Mappare le competenze → sapere chi sa fare cosa, così da assegnare i compiti più adatti a ciascun membro del team.
  • Distribuire i carichi di lavoro → utilizzare strumenti come il Resource Allocation Matrix per monitorare chi è sovraccarico e chi è libero.
  • Pianificare in anticipo → prevedere i picchi di lavoro e bilanciarli con ferie, rotazioni o risorse aggiuntive.
  • Adattare in corso d’opera → un piano non è mai statico: i carichi vanno monitorati e riequilibrati durante tutto il progetto.

Esempio pratico

Immaginiamo un progetto di sviluppo di un e-commerce:
  • Se il project manager assegna tutte le attività di testing a un solo QA specialist, questo rallenterà inevitabilmente il rilascio e rischierà di commettere errori dovuti allo stress.
  • Se invece suddivide i test tra più figure, bilanciando le attività e fornendo strumenti automatici di supporto, il progetto procede più velocemente e con maggiore qualità.

Errore 5 – Sottovalutare rischi e imprevisti

Uno degli errori più gravi e purtroppo frequenti nel project management è ignorare o trascurare l’analisi dei rischi. Troppi project manager, presi dall’urgenza di avviare le attività, non dedicano tempo sufficiente a valutare gli imprevisti che potrebbero compromettere la riuscita del progetto.

Il risultato? Ritardi, aumento dei costi, perdita di qualità e, nei casi peggiori, il fallimento totale del progetto.

Perché la gestione dei rischi è essenziale

Ogni progetto, indipendentemente dal settore, è esposto a rischi. Questi possono essere:
  • Rischi tecnici → malfunzionamenti, incompatibilità di sistemi, problemi di qualità.
  • Rischi organizzativi → turnover del personale, scarsa disponibilità di risorse.
  • Rischi finanziari → sforamento del budget, aumento dei costi delle forniture.
  • Rischi esterni → cambi normativi, crisi economiche, eventi imprevedibili (come la pandemia).

Non avere un piano per affrontarli significa esporsi a sorprese costose che avrebbero potuto essere prevenute o almeno ridotte.

Come gestire i rischi in un progetto

Per ridurre al minimo l’impatto degli imprevisti, un project manager dovrebbe:
1. Creare un registro dei rischi (Risk Register)
Un documento che elenca tutti i rischi potenziali, valutandone:
  • la probabilità di accadere,
  • l’impatto sul progetto,
  • le possibili azioni di mitigazione.

2. Definire piani di mitigazione

Per ogni rischio identificato, va stabilita una strategia:
  • Prevenire (ridurre la probabilità che accada),
  • Mitigare (limitare i danni se accade),
  • Accettare (se il rischio è basso e non giustifica ulteriori azioni),
  • Trasferire (es. assicurazioni o outsourcing).

3. Monitorare costantemente i rischi

I rischi non sono statici: vanno aggiornati e rivalutati durante l’intero ciclo di vita del progetto.

Esempio pratico

Supponiamo che un’azienda stia sviluppando una nuova piattaforma e-commerce:
  • Se il project manager non considera il rischio di ritardi nella consegna da parte dei fornitori, il progetto potrebbe slittare di mesi.
  • Con un registro dei rischi ben strutturato, il manager avrebbe identificato questa possibilità e pianificato una fornitura alternativa o margini di tempo extra per gestire eventuali ritardi.

Errore 6 – Mancanza di coinvolgimento degli stakeholder

Un errore che molti project manager commettono è trascurare il ruolo degli stakeholder, cioè tutte le persone o i gruppi che hanno interesse nel progetto: clienti, fornitori, sponsor, partner e persino utenti finali. Ignorarli o considerarli solo come soggetti esterni può portare a incomprensioni, conflitti e resistenze durante l’esecuzione del progetto.

Perché coinvolgere gli stakeholder è fondamentale

Un progetto non esiste nel vuoto: il suo successo dipende dal consenso e dal supporto di chi ne è direttamente o indirettamente coinvolto. Se gli stakeholder non sono informati o non condividono le decisioni, il rischio è che:
  • il progetto venga ostacolato o rallentato,
  • emergano cambiamenti improvvisi richiesti all’ultimo minuto,
  • si perda credibilità agli occhi del cliente o dello sponsor.

Come gestire gli stakeholder in modo efficace

Un project manager deve prevedere fin dall’inizio una strategia di stakeholder management articolata in più fasi:
  1. Identificazione degli stakeholder
    Stilare una lista di tutti i soggetti interessati, distinguendo tra stakeholder interni (colleghi, dirigenti, team di progetto) ed esterni (clienti, fornitori, enti regolatori).
  2. Analisi del livello di influenza e interesse
    Utilizzare strumenti come la matrice di potere e interesse, per capire chi ha maggiore impatto sul progetto e chi necessita di aggiornamenti più frequenti.
  3. Coinvolgimento attivo fin dall’inizio
    Invitare gli stakeholder chiave alle fasi di definizione degli obiettivi e delle priorità. Questo aumenta l’allineamento e riduce le incomprensioni.
  4. Comunicazione regolare e trasparente
    Aggiornare gli stakeholder con report, meeting periodici o dashboard dedicate. Non basta informarli: è importante ascoltarli e recepire i loro feedback.
  5. Gestione delle aspettative
    Essere chiari su cosa il progetto può o non può offrire. Promesse troppo ambiziose generano delusione, anche se il progetto raggiunge buoni risultati.

Esempio pratico

Immaginiamo un progetto per sviluppare un nuovo software gestionale per un’azienda.
  • Se gli stakeholder principali (come i responsabili dei reparti che useranno il software) non vengono coinvolti, il rischio è di realizzare un prodotto che non risponde alle loro esigenze pratiche.
  • Coinvolgendoli fin dall’inizio, raccogliendo feedback durante gli sprint e aggiornandoli con report regolari, il risultato finale sarà molto più aderente alle reali necessità dell’organizzazione.

Errore 7 – Monitoraggio insufficiente dei progressi

Un progetto, anche se ben pianificato, non può procedere in “pilota automatico”. Senza un sistema di monitoraggio costante, il rischio è che deragli senza che nessuno se ne accorga, accumulando ritardi o costi extra fino a diventare ingestibile.

Questo è uno degli errori più comuni di project management: concentrarsi troppo sull’avvio e trascurare il controllo durante l’esecuzione.

Perché il monitoraggio è essenziale

  • Permette di verificare l’avanzamento rispetto al piano iniziale.
  • Identifica scostamenti nei tempi e nei costi prima che diventino critici.
  • Fornisce dati concreti per prendere decisioni informate.
  • Aiuta a mantenere la fiducia degli stakeholder, che ricevono aggiornamenti regolari.


In assenza di monitoraggio, i problemi emergono solo a progetto avanzato, quando correggerli diventa molto più costoso.

Strumenti di monitoraggio

Un project manager ha a disposizione diversi strumenti e metodologie per controllare lo stato del progetto:
  1. KPI (Key Performance Indicators)
    Indicatori misurabili che consentono di valutare l’andamento del progetto. Esempi: rispetto delle scadenze, variazione dei costi, qualità dei deliverable.
  2. Dashboard di progetto
    Piattaforme digitali (Jira, MS Project, Monday.com, Trello) che offrono una panoramica in tempo reale di attività completate, in corso e in ritardo.
  3. Report periodici
    Documenti sintetici inviati agli stakeholder per aggiornare sull’avanzamento, evidenziando successi, criticità e azioni correttive.
  4. Metodologia Earned Value Management (EVM)
    Una tecnica avanzata che confronta il lavoro pianificato, il lavoro svolto e i costi sostenuti, utile per capire se il progetto è davvero in linea.

Esempio pratico

Un’azienda che sviluppa una nuova app mobile stabilisce una deadline di 6 mesi.
  • Senza monitoraggio, il team scopre solo al quinto mese di essere in ritardo di 8 settimane: troppo tardi per rimediare.
  • Con un sistema di KPI (numero di feature completate a ogni sprint) e dashboard aggiornate, il ritardo sarebbe stato individuato già al secondo mese, permettendo di redistribuire risorse e recuperare i tempi.

Errore 8 – Ignorare la gestione dei cambiamenti

Uno degli errori più frequenti e sottovalutati nella gestione dei progetti è non avere un processo strutturato di change management. In teoria, ogni progetto parte da un piano definito; in pratica, le cose cambiano quasi sempre: nuovi requisiti, vincoli di budget, tempi ridotti o aspettative diverse da parte degli stakeholder.

Quando questi cambiamenti vengono gestiti in maniera informale – o peggio, ignorati – il risultato è spesso caos, confusione e perdita di controllo. I membri del team non sanno più quali siano le priorità, gli stakeholder ricevono messaggi contrastanti e il progetto rischia di deviare dai suoi obiettivi iniziali.

Perché serve un processo di change management

  • Mantiene il controllo: ogni modifica viene registrata e valutata prima di essere accettata.
  • Evita conflitti: con un processo chiaro, il team e gli stakeholder sanno come vengono prese le decisioni.
  • Previene lo scope creep: cioè l’espansione incontrollata dell’ambito del progetto, una delle cause principali di ritardi e sforamenti di budget.
  • Allinea il team: tutti lavorano su obiettivi aggiornati e coerenti.

Come gestire i cambiamenti in un progetto

Un project manager efficace deve introdurre un processo strutturato in 4 fasi:
  1. Raccolta della richiesta di cambiamento
    Ogni modifica deve essere documentata formalmente (Change Request), indicando chi la propone, il motivo e l’impatto atteso.
  2. Valutazione dell’impatto
    Analizzare come il cambiamento influenzerà tempi, costi, risorse e qualità del progetto.
  3. Approvazione o rifiuto
    Le decisioni devono essere prese da un comitato di controllo (Change Control Board) o dal project sponsor, per evitare decisioni arbitrarie.
  4. Implementazione e comunicazione
    Una volta approvato, il cambiamento deve essere integrato nel piano di progetto e comunicato chiaramente a tutto il team.

Esempio pratico

Un’azienda sta sviluppando un nuovo portale e-commerce. A metà progetto, il cliente chiede di aggiungere una funzionalità di pagamento con criptovalute.
  • Senza un processo di change management, il team accetta subito la richiesta, introducendo ritardi e costi imprevisti.
  • Con un processo strutturato, invece, la modifica viene valutata: si stima l’impatto sui tempi (2 settimane in più), sui costi (+15.000 €) e sulle risorse. Solo dopo l’approvazione formale viene integrata nel progetto.

Errore 9 – Dipendenza eccessiva dagli strumenti senza focus sui processi

Nel project management moderno, i software e tool digitali rappresentano un supporto fondamentale. Piattaforme come Microsoft Project, Jira, Trello, Asana, Monday.com e tanti altri hanno rivoluzionato il modo in cui i team pianificano, assegnano e monitorano le attività. Tuttavia, uno degli errori più diffusi è credere che l’adozione di uno strumento, da sola, possa garantire il successo di un progetto.

La realtà è diversa: un tool è solo uno strumento. Se non viene integrato in una metodologia chiara e condivisa, rischia di diventare un contenitore di dati caotico o, peggio, un ostacolo alla produttività.

Perché gli strumenti non bastano

  • Non sostituiscono i processi → senza regole definite, anche la piattaforma più avanzata diventa inutile.
  • Creano false aspettative → si pensa che basti usare un software per avere tutto sotto controllo, quando invece servono governance e disciplina.
  • Rischio di frammentazione → se ogni team usa strumenti diversi senza coordinamento, il risultato è la perdita di allineamento.
  • Dipendenza eccessiva → affidarsi troppo al tool porta a sottovalutare l’importanza delle relazioni e della comunicazione diretta.

Gli strumenti come supporto ai processi

Gli strumenti digitali devono essere un mezzo, non un fine. Il loro ruolo è quello di supportare i processi di project management già definiti, rendendoli più efficienti e trasparenti.
Un project manager dovrebbe sempre:
  • Definire la metodologia → Waterfall, Agile, Hybrid o Prince2: il tool deve adattarsi al metodo scelto, non il contrario.
  • Stabilire le regole d’uso → chi aggiorna le attività? Con quale frequenza? Come vengono condivisi i report?
  • Formare il team → l’efficacia di uno strumento dipende anche dalla capacità delle persone di utilizzarlo correttamente.
  • Integrare gli strumenti → scegliere tool che si connettano tra loro (es. Jira integrato con Confluence, Asana collegato a Slack).

Esempio pratico

Un team che lavora a un progetto digitale adotta Trello per la gestione delle attività.
  • Senza regole, la board si riempie di task duplicati, non aggiornati e privi di scadenze → il tool diventa fonte di confusione.
  • Con un processo chiaro (aggiornamenti quotidiani, regole per la creazione dei ticket, revisione settimanale da parte del PM), Trello diventa invece un alleato potente, che favorisce trasparenza e collaborazione.

Errore 10 – Non trarre lezioni dai progetti passati

Tra i più gravi errori di project management, c’è quello di ripetere sempre gli stessi sbagli. Troppo spesso, una volta terminato un progetto, il team passa subito al successivo senza fermarsi a riflettere su cosa ha funzionato bene e cosa invece avrebbe potuto essere gestito diversamente.

Questo porta a un circolo vizioso: problemi ricorrenti, spreco di tempo e risorse, inefficienze che si ripetono di volta in volta.

Perché è fondamentale apprendere dall’esperienza

Un progetto non è solo un risultato finale, ma anche un’opportunità di apprendimento. Analizzare ciò che è successo durante il percorso permette di:
  • Evitare di ripetere errori → identificando cosa non ha funzionato e perché.
  • Rafforzare le buone pratiche → consolidando i comportamenti e i processi che hanno portato valore.
  • Crescere come team → condividendo esperienze, errori e soluzioni in maniera trasparente.
  • Creare una knowledge base aziendale → che diventa patrimonio comune e migliora l’organizzazione nel lungo termine.

Le sessioni di Lessons Learned

I project manager di successo organizzano sempre una sessione di “lessons learned” alla fine del progetto. Si tratta di incontri strutturati in cui il team, insieme agli stakeholder, analizza l’intero percorso del progetto per raccogliere:
  • Punti di forza → ciò che ha funzionato e che deve essere replicato in futuro.
  • Criticità → problemi emersi e le cause che li hanno generati.
  • Suggerimenti pratici → soluzioni concrete per migliorare i processi nei progetti futuri.


Queste informazioni vengono poi documentate in un report di chiusura, che entra a far parte dell’archivio aziendale.

Esempio pratico

Un team che ha realizzato una nuova app si accorge, a progetto finito, che i ritardi principali sono stati causati da:
  • obiettivi poco chiari inizialmente,
  • eccessivo turnover di risorse,
  • mancanza di test intermedi.


Se queste osservazioni vengono documentate e condivise, il team successivo potrà partire con obiettivi meglio definiti, prevedere strategie per la stabilità del personale e pianificare test frequenti, riducendo drasticamente i rischi di insuccesso.

Come rendere efficace il processo di apprendimento

  1. Pianificare le sessioni di chiusura progetto come parte integrante del ciclo di project management.
  2. Raccogliere feedback non solo dal team interno, ma anche dagli stakeholder esterni e dal cliente.
  3. Documentare in modo chiaro e accessibile, creando un repository centralizzato di conoscenze.
  4. Integrare le lessons learned nei processi e nelle metodologie aziendali future.

Come evitare gli errori più comuni nel project management

Per ridurre il rischio di fallimento, un project manager dovrebbe adottare alcune buone pratiche:
  • Definire obiettivi SMART.
  • Pianificare con strumenti adeguati.
  • Mantenere comunicazioni regolari e trasparenti.
  • Monitorare i progressi con indicatori chiave.
  • Analizzare i rischi e aggiornare la roadmap.

Checklist operativa per i project manager

  1. Obiettivi definiti e condivisi.
  2. Pianificazione dettagliata.
  3. Stakeholder coinvolti.
  4. Canali di comunicazione attivi.
  5. Registro rischi aggiornato.
  6. Monitoraggio periodico con KPI.
  7. Sessioni di lessons learned al termine.

FAQ sugli errori comuni nella gestione di un progetto

Quali sono gli errori più frequenti nella fase iniziale di un progetto?
La mancanza di pianificazione e obiettivi chiari.
Qual è l’errore più grave che può compromettere un progetto?
Trascurare la comunicazione e il coinvolgimento degli stakeholder.
Come un project manager può migliorare la comunicazione nel team?
Stabilendo meeting periodici, utilizzando strumenti collaborativi e promuovendo la trasparenza.
È utile adottare metodologie Agile per ridurre gli errori?
Sì, perché Agile favorisce la comunicazione continua, la flessibilità e il feedback costante.

Gli errori di project management sono inevitabili in un certo senso: ogni progetto porta con sé sfide, imprevisti e situazioni complesse che mettono alla prova il project manager e il team. Tuttavia, ciò che distingue un professionista efficace da uno improvvisato non è l’assenza totale di errori, ma la capacità di riconoscerli, prevenirli e imparare da essi.

Come abbiamo visto, i fallimenti più comuni derivano da pianificazione insufficiente, obiettivi vaghi, scarsa comunicazione, cattiva gestione delle risorse e dei rischi, stakeholder ignorati, monitoraggio debole, mancanza di change management, uso improprio degli strumenti e assenza di analisi post-progetto. Tutti errori che, se sottovalutati, possono compromettere pesantemente tempi, costi e qualità dei risultati.

La buona notizia è che ognuno di questi rischi può essere affrontato e mitigato con metodologie solide, strumenti adeguati e una leadership consapevole. Un project manager preparato sa che il successo di un progetto non dipende solo dalle competenze tecniche, ma anche dalla capacità di comunicare, coordinare e imparare dall’esperienza.
Non perdere tempo!

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